STOICISMO

Un giorno la vita mi è cambiata sotto i denti, così senza preavvisi o se li aveva dati io non li avevo colti (è probabile). Comunque tutto era cambiato e ha continuato e continua a cambiare. Sulle prime credevo si trattasse di una percezione personale, ma poi, col passare del tempo mi sono reso conto, anche da discorsi che facevano altre persone, che il cambiamento era universale, che la china verso cui si era avviata la presunta realtà, non riguardava solo me, ma tutto il consesso umano e di riflesso anche il mondo extra umano (il quale forse non se ne preoccupa affatto). Naturalmente per lungo tempo mi sono astenuto dal commentare questa percezione o dal condividere interpretazioni. Affrontavo giorno per giorno il progressivo straniamento in silenzio, al massimo in una condivisione molto ristretta (due persone). Col passare degli anni però l’evidenza si è fatta sempre più inalienabile, tutto ha cominciato ad incepparsi e le certezze che ci siamo costruiti in decenni, per fronteggiare le diverse situazioni della vita, sembrano non funzionare più. Per quanto si cerchi di dissimulare e di mantenere la calma  tutti ormai hanno chiaro che la situazione è fuori controllo. È la fine del mondo? Non credo. È la fine dell’umanità? Questo è più possibile. Chi riuscirà ad adattarsi a ricucire il vivere con la vita, a ritrovare il sincronismo perduto? Certo l’ottusità di riproporre ossessivamente modelli scaduti o la stupidità di lanciarsi in continue ricette futuribili, non fa altro che annodare ulteriormente la situazione. Dal canto mio sento necessario guardare nuovamente ogni cosa per scoprirne letture sconosciute e impreviste, constato di giorno in giorno l’inefficacia di un modo di reagire agli eventi della vita che da sempre mi è appartenuto, quel cercare sempre una soluzione al problema intervenendo per controllare o definire la realtà delle cose, quella certezza che si possa solo essere, passivi,  attivi o inerti è entrata in crisi e sotto la superficie pulsa qualcosa di diverso che ancora non è manifesta ma che spinge o meglio trova spazio. Gli stoici dicevano: essere indifferenti alla cose indifferenti, intendendo che ci sono molte cose della vita di cui ci occupiamo, sulle quali non abbiamo alcun potere, le cose indifferenti appunto, occuparsene è inutile nonché assurdo, dedicarsi alle cose indifferenti rende schiavi, sempre in disequilibrio, infelici, doloranti. L’esercizio dell’indifferenza stoica è un’impresa assai difficile in un mondo che invece ha investito le cose indifferenti di un’importanza sempre crescente sino a farci sentire nel medesimo tempo onnipotenti e totalmente confusi.

Da sempre so di essere figlio degli dei antichi, nascosti, mimetizzati in ogni elemento naturale, mi sto fermando sempre di più in contemplazione di cose che per molto tempo non ho guardato o ascoltato, cose vicine a volte vicinissime, sento il tremore che si approssima sempre di più e mi esercito a stare calmo, indifferente alle cose indifferenti.