PROGETTO MILGRAM (L’alba di un torturatore)
ispirato da “Obbedienza all’autorità” di Stanley Milgram
del 2008 il libro con dvd di Milgram Project di Teatrino Clandestino, edizioni Liguori a cura di Adriano Zamperini.
“…nulla è più deprimente dello spettacolo di una persona che, in una situazione importante, si sforza di essere padrona delle proprie azioni senza riuscirci completamente”. Stanley Milgram
Questo progetto prende ispirazione ed anche qualcosa in più dal celebre esperimento dello psicologo sociale Stanley Milgram (1933-1984). Da questo esperimento condotto nel 1962 sul rapporto tra autorità e obbedienza Milgram trarrà il suo saggio conclusivo “Obbedienza all’autorità” in cui illustra meticolosamente tutte le fasi del suo esperimento e i risultati conseguiti. La pubblicazione e la divulgazione dei risultati del suo esperimento ebbero un impatto enorme sulla cultura degli stati democratici. Milgram ebbe l’idea di indagare in questo campo dall’osservazione del processo che si stava svolgendo in Israele ad Adolf Eichmann, “il trasportatore di morte”, (Eichmann era a capo dell’organizzazione dei treni che trasportavano gli ebrei verso i campi di sterminio). Quello che colpì Milgram e non solo lui, (anche Hannah Arendt nel suo fondamentale “La banalità del male”, ma anche una grande parte del pubblico) fu il fatto di non riscontrare nella figura di Eichmann l’immagine del mostro, l’evidenza nella sua persona della crudeltà e del “male”, al contrario quest’uomo si presentava come un ometto dimesso, l’aria di un contabile qualunque, la cui risposta principale era “ma io facevo solo il mio lavoro, eseguivo degli ordini”; da questo celeberrimo caso hanno preso le mosse una quantità di riflessioni che vanno dall’ambito filosofico a quello legale a quello appunto scientifico.
Nasce così la necessità a vari livelli di comprendere cosa possa spingere un uomo “normale” a commettere delle atrocità. Milgram trova altri punti di appoggio per la sua indagine, come gli studi sul conformismo di Solomon Asch, ma mentre gli studi di Asch riguardano un conformismo “a parole”, le ricerche di Milgram sull’obbedienza coinvolgono direttamente la condotta. Le sue ricerche danno una chiave di lettura di quegli atti di violenza perpetrati da alcuni esseri umani verso altri, che vanno dalla violenza amministrativa fino alla tortura. Ciò che di più inquietante mostrano queste ricerche è che i soggetti non erano mostri, sadici, pervertiti o psicopatici, i soggetti di Milgram erano comunissime persone appartenenti a tutti gli strati sociali e dei gruppi campione il 40% dei soggetti giunse a infliggere la punizione massima alla vittima.
“Lo sterminio degli ebrei europei compiuto dai nazisti è solo il più clamoroso e abominevole dell’innumerevole serie di atti immorali perpetrati da migliaia di individui in nome dell’obbedienza. Tutti i giorni ci è dato di assistere, sia pure in scala ridotta, allo spettacolo di comportamenti analoghi: cittadini qualsiasi distruggono i loro simili per conformarsi agli ordini cui considerano loro dovere obbedire. Dobbiamo allora concludere che l’obbedienza all’autorità, celebrata da tempo immemorabile come virtù, si trasforma in colpa quando viene messa al servizio di una causa sbagliata?[…]
Per poter osservare da vicino il meccanismo dell’obbedienza, organizzai un semplice esperimento all’università di Yale. Questa ricerca che avrebbe visto la partecipazione di più di mille soggetti e che sarebbe stata ripresa da diverse altre università si basava su un’idea di partenza molto semplice. In un laboratorio di psicologia una persona veniva invitata a compiere una serie di azioni che si scontravano sempre più evidentemente con la sua coscienza. Si trattava di vedere fino a che punto i partecipanti avrebbero accettato di eseguire gli ordini di uno sperimentatore e a che punto avrebbero deciso di interrompere l’esperimento […] Due persone venivano invitate al laboratorio di psicologia col pretesto di prendere parte ad uno studio su “la memoria e l’apprendimento”. A una veniva assegnato il ruolo di “insegnante”, all’altra quello di “allievo”. Lo sperimentatore che dirigeva la prova spiegava che si trattava di uno studio sugli effetti della punizione nell’apprendimento. L’allievo veniva condotto in una stanza, dove una volta seduto, gli venivano legate le mani per non lasciargli troppa libertà di movimento e gli veniva fissato un elettrodo al polso. Il suo compito consiteva nell’imparare a memoria una lista di associazioni verbali: ad ogni sbaglio gli veniva somministrata una scossa elettrica di intensità crescente.
Il vero soggetto dell’esperimento era però l’insegnante. Dopo aver osservato l’allievo legato al suo posto, veniva condotto in un’altra stanza e fatto sedere di fronte ad un imponente generatore di corrente su cui spiccavano trenta interruttori in fila, graduati dai 15 ai 450 volt, con scatti continui di 15 volt. I pulsanti erano anche corredati da scritte che andavano da “scossa leggera” a “scossa pericolosa”. Il compito dell’insegnante era quello di sottoporre al test d’apprendimento l’individuo nell’altra stanza. Quando l’allievo rispondeva correttamente, l’insegnante doveva procedere con le domande successive; quando sbagliava, doveva somministrare una scossa elettrica iniziando dalla soglia più bassa (15 volt) e aumentando via via coi pulsanti successivi fino ai 450volt. L’insegnante era un soggetto ignaro, convinto di partecipare davvero ad un esperimento sull’apprendimento, mentre l’allievo era un attore che non riceveva nessuna scossa […] Sarebbe legittimo supporre che la grande maggioranza avrebbe abbandonato il laboratorio ancor prima di cominciare l’esperimento. Ma le cose si sono svolte in tutt’altro modo […] I risultati di questo esperimento lasciano sorpresi e sbigottiti. Nonostante i soggetti mostrassero chiari sintomi di tensione e protestassero energicamente con lo sperimentatore, hanno tuttavia continuato in percentuale considerevole, a premere fino all’ultimo pulsante[…]
[…]le implorazioni della vittima non bastavano a far desistere quanti partecipavano all’esperimento dall’eseguire gli ordini dello sperimentatore[…] La volontà esasperata, da parte di persone adulte, di giungere fino all’estremo grado di obbedienza all’autorità, costituisce la scoperta principale del nostro studio[…] La spiegazione più facile sarebbe quella di considerare quei soggetti che somministravano la scossa più violenta, come dei mostri, degli individui sadici, ai margini della società. Ma è un argomento ben tenue se si pensa che quasi i due terzi dei partecipanti rientrano nella categoria dei soggetti “obbedienti” e provengono da un campione di gente normale rappresentativa di diverse classi sociali[…]” (tratto dal saggio Stanley Milgram)
Ora, perché troviamo interessante lavorare su questo “testo”? Innanzitutto poiché ci fornisce la possibilità, come è stato per il precedente “Madre e assassina”, di affrontare un tema che troviamo di un’attualità sconvolgente e che ha implicazioni ramificate, quello dell’espulsione idealizzata che la società agisce nei confronti di soggetti perturbanti, come ad esempio una madre che uccide i figli o un uomo che ne sevizia un altro. Nel compiere questo tentativo di distaccamento tra il mostro e il normale, la nostra società e ciascuno di noi nella sua singolarità, tenta di eliminare le manifestazioni di conflitti e di problemi sottesi alle nostre forme sociali contingenti. Questo atteggiamento, oltre a non essere in alcun modo risolutivo, tende ad essere peggiorativo e per di più, come l’esperimento di Milgram mostra, permette che nell’interstizio tra coscienza e rifiuto di coscienza, s’innestino forme di abuso di potere. Il teatro ha il grande valore di compiere una discussione comunitaria, permette di assistere in gruppo ad un evento che ci vede insieme nei dubbi che pone.
Ancora, l’attualità di questo argomento sul piano più direttamente del quotidiano pensiamo sia evidentissima, soprattutto nel rimettere in discussione un concetto di presunta democrazia dei nostri governi, per rianalizzare la necessità di avere dei propri valori morali, che non corrispondano necessariamente a quelli delle autorità e porci nuovamente la domanda di quanta responsabilità noi, come singoli cittadini, abbiamo nello svolgersi degli eventi.
Da un punto di vista formale, l’esperimento di Milgram contiene un impianto drammaturgico molto interessante che nasce non tanto da esigenze di messa in scena, quanto dall’esigenza di analizzare un fatto. Nel leggere il testo di Milgram sorprende infatti trovarvi similitudini speculative con la disciplina del teatro, indubbiamente del tutto involontarie, ma esse sono ciò che ci interessa indagare, forse perché rivelatrici di una natura umana.
Curiosità. TEMPISTICA E MODALITA’ DI LAVORO
Lo sviluppo del progetto Milgram si svolge da dicembre 2004 a ottobre 2005 e si concluderà con la presentazione dello spettacolo ‘L’ALBA DI UN TORTURATORE, una coproduzione Teatrino Clandestino, Romaeuropa Festival, ERT Emilia Romagna Teatro, Ferme du Buisson Scene Nationale de Marne la Vallée. La prima fase di ricerca e sperimentazione del progetto è stata accompagnata dallo svolgimento di LABORATORIO PROGETTO MILGRAM in collaborazione con Fondazione RomaEuropa, Università degli Studi Roma Tre, Teatro Palladium, svoltosi presso il TEATRO PALLADIUM (Roma) dal 15 al 26 marzo 2005 Il progetto prevede inoltre la presentazione al pubblico di una tappa intermedia “IL FANTASMA DENTRO LA MACCHINA“, evocazione di Adriano Zamperini psicologo sociale che costituirà uno dei momenti di verifica degli indirizzi di lavoro indagati.
PROGETTO MILGRAM
IL FANTASMA DENTRO LA MACCHINA
Evocazione di Adriano Zamperini psicologo sociale
produzione Teatrino Clandestino
in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi, Drodesera›Centrale Fies,Ca.Cu.Bo. Cantiere Culturale Bolognese
ideazione e drammaturgia Pietro Babina, Fiorenza Menni
con la collaborazione speciale di Adriano Zamperini
regia e musiche Pietro Babina
con Paolo Carbone, Fiorenza Menni, Andrea Mochi Sismondi, Pietro Pilla, Angela Presepi
direttore tecnico Giovanni Brunetto
curatore video Marco Grassivaro
promozione e organizzazione Marcella Montanari e Giulia Musumeci
amministrazione Elena Trevisan
ringraziamenti a Ilaria Magagna,Alessandro Cafiso, Colorgrafica
PROGETTO MILGRAM
L’ALBA DI UN TORTURATORE
ideazione e drammaturgia Fiorenza Menni, Pietro Babina
con la collaborazione speciale di Adriano Zamperini
regia e musiche Pietro Babina
con Paolo Carbone, Fiorenza Menni, Andrea Mochi Sismondi, Pietro Pilla, Angela Presepi
scenografia Pietro Babina (ideazione) Giovanni Brunetto, Luca Piga (realizzazione)
responsabile tecnico Giovanni Brunetto
curatore video Marco Grassivaro
assistente alla regia Sarah Lo Cigno
organizzazione e comunicazione estero Marcella Montanari
organizzazione e comunicazione Italia Giulia Musumeci
amministrazione Elena Trevisan
produzione Romaeuropa Festival, ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, Festival Temps d’Images-Ferme du Buisson/Scène Nationale de Marne la Vallée,Teatrino Clandestino
residenza creativa Teatro Comunale di Casalecchio di Reno, Festival Temps d’Images-Ferme du Buisson/Scène Nationale de Marne la Vallée
in collaborazione con Drodesera>Centrale Fies, Festival delle Colline Torinesi, Ca.Cu.Bo. Cantiere Culturale Bolognese
con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia Romagna,Provincia di Bologna, Comune di Bologna
ringraziamenti a Teatro Comunale di Bologna, Colorgrafica, c.ed. Einaudi, Maria Luisa Villa, Luca Romanelli, Elena Careddu